MEgazine #02
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THEE OLD WILD GUEST - Lewis tollani
Lewis, togliamoci subito il dente. Secondo una fonte della BPI (l’industria discografica britannica) le vendite di vinile in UK del 2020 sono le più alte dagli anni ’90. Negli USA lo smercio degli album vinilici ha rappresentato il 62% dei ricavi totali dei supporti fisici, oltre 230 milioni di dollari contro i 130 scarsi dei CD. In Italia, anche se i numeri sono più modesti, si registrano costanti crescite di vendita nell’ordine del 50% annuo negli ultimi 4 anni. Cosa sta succedendo?
Credo che sia “solamente” una questione di mera sopravvivenza dell’industria discografica (per come ce la ricordiamo). Il CD è praticamente morto, ferito gravemente dal “download selvaggio” di qualche anno fa e colpito definitivamente dalle piattaforme di streaming recentemente, considera anche che praticamente non esistono più nemmeno lettori CD per le auto (almeno di serie), ma solo porte USB e collegamenti Bluetooth; in sostanza una forma che sembra molto più “vecchia” del disco e che è sicuramente meno affascinante.
Credo che sia questo che ha permesso la “”rinascita”” delle vendite di LP (il termine vinile è abominevole usato per indicare i dischi, nessuno prima lo avrebbe definito con il nome del materiale di cui è fatto); quindi come dicevo le case discografiche hanno cavalcato l’onda del “vintage” (altro termine che mi provoca un fastidio estremo) rilanciando un mercato che pareva defunto (e nei grandi numeri forse lo era), creandogli attorno un “hype” nuova, con un battage mediatico abbastanza imponente (ricordo pagine intere di giornali nazionali, servizi ai telegiornali e perfino trasmissioni dedicate a questo nuovo/vecchio supporto), il tutto, mi ripeto, per cercare di sfruttare economicamente una serie di cataloghi musicali che altrimenti sarebbero rimasti fermi, intendiamoci, i ragazzini che tramite Spotify ed altre diavolerie varie che ascoltano musica, non fanno numeri importanti su artisti del passato (anche recente), una canzone nuova di un artista trap raggiunge in pochissimo tempo qualche milione di contatti e sono numeri pazzeschi se pensiamo che spesso non ci arrivano i Beatles o i Led Zeppelin su quelle piattaforme. Tutto qui, credo.
Ritieni che la rinascita in questione sia una sorta di bolla oppure osserveremo una curva crescente anche nei prossimi lustri?
Purtroppo credo che sia una bolla temporanea, non ho proprio nessuna idea di quanto possa durare, ma credo proprio che si sgonfierà; probabilmente anche in maniera molto repentina e “violenta”. Non esiste assolutamente ricambio generazionale, io frequento moltissime fiere del disco, da Novegro (che resta la più importante in Italia, anche se non è e non sarà mai più quella degli anni 90 e primi 00) a fiere medie ed anche piccole e piccolissime; e quello che vedo è che ragazzini e ragazzine che vengono a comprare ce ne sono ma sono pochissimi e spesso sempre gli stessi, ma sono veramente delle “mosche bianche”… certo economicamente è un lusso (alle volte sfrenato) comprare i dischi, la congiuntura economica era già molto farraginosa anche prima della pandemia e quindi le vendite di beni che non sono di prima necessità e nemmeno troppo “fashion” (almeno su larga scala) sono destinati a ridursi drasticamente con l’andare del tempo; gli appassionati hanno un’età media molto alta ed in costante crescita…
I un ipotetico mondo in cui scomparisse la possibilità di acquistare dischi online, pensi che gli attuali, famelici acquirenti – soprattutto i novizi della materia - sarebbero spinti a recarsi nei negozi rimasti, alle fiere, ai mercati della musica, oppure tornerebbero in massa allo streaming e agli abbonamenti online provocando una nuova contrazione dell’industria?
Credo (temo) proprio che tornerebbero in massa a streaming e abbonamenti. Online trovi tutto quello che vuoi, quando lo vuoi, detto in maniera volgare, puoi comprare la stampa originale inglese di “The Piper At The Gates Of Dawn” dei Pink Floyd comodamente seduto sul cesso con il tuo smartphone. Non dico che sia una cosa negativa, ma andare ad un negozio o ad una fiera comporta un impegno, sia temporale che fisico, a cui molti non sono abituati o semplicemente non gli interessa, mettici poi che ti devi vestire, prendere la macchina, trovare parcheggio, pagare un’entrata (non sempre) e cominciare a girovagare fra montagne di dischi di cui non ti frega un cazzo, cercando qualcosa che molto probabilmente non troverai… tutto questo non è assolutamente necessario con “l’online”.
In conclusione, non possiamo esimerci dal chiederti quali ascolti più ti hanno eccitato nel convulso 2020 appena conclusosi.
Confesso è stato un anno molto “povero” per le mie orecchie ed anche molto eterogeneo. Il disco che mi ha dato più emozione (e per più lungo tempo) è stato sicuramente “American Head” di The Flaming Lips. Rimanendo in tema “vecchie glorie” ho apprezzato molto anche il lavoro solista di Greg Dulli (Afghan Whigs) e quello di Lee Ranaldo (Sonic Youth) in collaborazione con il compositore Refree, mentre mi ha deluso abbastanza il disco di Sua Maestà Macca, alcuni brani davvero notevoli e molti del tutto prescindibili.
Mi hanno colpito tantissimo anche The Weeknd con “After Hours” una sorta di piano bar anni 80 totalmente allucinato, per capirci un sound che mi piace definire come un “vacanze di natale in trip”, poi molto bello il continuo meltin-pot di Algiers e il loro “There Is No Year” (!!!!) è davvero notevole come ho trovato molti interessanti “It Is What It Is” di Thundercat, un frullato di Jazz, Hip Hop e R&B e l’elettronica anni 90 a servizio delle melodie Soul e Hip Hop di Childish Gambino con il suo 3.15.20.
Ultima nota “negativa”. Non capisco tutto l’hype che si è creato attorno a bands come Fontaines DC o Idles, certo dischi ben suonati, prodotti e arrangiati, brani che stanno in piedi, anche bene, mah poi...
MEgazine #01
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THEE OLD WILD GUEST- Franz Barcella
I nomi sono importanti, identificano le persone e ci aiutano a collegare realtà e fatti a chi sta dietro di loro. Thee Old Wild Guest si occuperà proprio di conoscere le menti pensanti di progetti che riteniamo importanti farvi conoscere e oggi tocca al qualcuno che in quanto ad idee non è mai in riserva. Otis Tours, Radio Bam, Miss Chain & the Broken Heels, Edonè, Punk Rock Raduno, Wild Honey Records, qui abbiamo di tutto da un'agenzia di booking ad una band, da un locale che è più di un locale ad un festival famoso in tutto il mondo passando per un'etichetta discografica più che prolifica e tutto è accomunato da un unica persona: Franz Barcella!
Ciao Franz, come diciamo sempre ai nostri ospiti, come ti troviamo? E soprattutto come vanno le arti marziali?
Bene, grazie! Attualmente mi trovate in lockdown. Lavoro da casa, ed in questa fase cerco di uscire il meno possibile, anche se il peggio a Bergamo sembrerebbe passato. Ma abbiamo sofferto troppo, per non essere ancora più attenti e prudenti.
Mi mancano tanto i concerti, andare in tour. Non tanto per la musica in se, ma per rivedere e riabbracciare tutte le persone con cui ho stretto grandi rapporti di amicizia e collaborazione durante tutti questi anni. Mi manca tantissimo, salire da voi e restare tutta notte a locale chiuso a parlar di musica davanti a centinaia di birre.
So che suona melenso, ma è come se esistesse una “grande famiglia allargata” delle persone che lottano per tenere il Rock’n’Roll e l’etica D.I.Y. viva, e non poterle far visita mi fa soffrire, un po’.
Dall’altro lato, penso si debba vedere tutto questo come uno scalino, più che un ostacolo.
Mi impegno per tenere vivo e sempre attivo Edonè, leggo e studio molto, cerco di chiamare ogni giorno una persona che non sento da tempo, e pianifico nuove uscire col gruppo e con l’etichetta, mettendoci ancora più attenzione e passione. Ce ne sono molte, all’orizzonte!
Le arti marziali credo stiano sempre benissimo, grazie. Sono io che dovrei allenarmi molto di più…
In questa rubrica si parla innanzitutto di persone, se ti dicessimo Tim Armstrong, quale sarebbe il tuo primo pensiero?
Il primissimo pensiero va ad interminabili viaggi su uno scassato pulman SAB. Quello che ogni giorno mi portava avanti e indietro dal mio paesino fino liceo in città. E alla cassetta doppiata da un amico con tutto “…and out come the wolves”, perennemente nel walk-man, alle pile di scorta nella tasca frontale dello zaino, per non rischiare di rimanere senza la mia unica compagnia a quel tempo.
Come penso molti di quelli che leggeranno, non so se sarei riuscito a sopravvivere a quegli anni senza il Punk-Rock, ed i suoi cantautori più leggendari ed iconici, proprio come Tim.
Il Bob Dylan del Punk, si diceva.
Siete riusciti in qualcosa di semplicemente meraviglioso, Tim Timebomb, un 7" inedito per Wild Honey, come è stato possibile?
Come in una canzone dei Rancid, e‘ semplicemente una storia di passione ed amicizia, Non con Tim, come molti adesso pensano, ma con Simone Bonotti, che si occupa di tutto l’aspetto logistico e di distribuzione della mia etichetta, la Wild Honey Records.
Simone è noto come uno dei più grandi collezionisti di Rancid al mondo. E’ un’enciclopedia vivente, un vero fanatico, nel senso più buono del termine.
Questo gli ha permesso di stringere rapporti di amicizia e collaborazione con i vari musicisti, entourage e soprattutto management della band.
E’ stata tutta opera sua, e inizialmente me ne ha tenuto all’oscuro.
Penso che l’idea gli sia venuta perchè in quei giorni, all’inizio del lockdown, stavamo lanciando diversi progetti di aiuto all’ospedale di Bergamo sia come Wild Honey Records che come Punk Rock Raduno.
Ha pianificato tutto e l’ha proposto al manager, che ne ha parlato con Armstrong.
Solo quando il SI’ è arrivato me ne ha reso partecipe. Ovviamente puoi immaginare la mia incredulità.
Ricordo perfettamente il momento: era alla fine di una lunga sessione di consegna spese del martedì (come Edonè ci siamo impegnati a consegnar cibo a chi non poteva uscire di casa).
Ero esausto, e devo dire che la notizia è arrivata un po’ come una di quelle rivelazioni mistiche.
“il karma allora esiste!”
Devo dire che in un ambito più personale, senza sminuire l’importanza simbolica e di supporto del progetto, lo sento anche come un grosso regalo da parte sua, in un momento in cui stavamo soffrendo molto.
Il disco è andato alla grande, e ha permesso di raccogliere più di 10.000 per l’ospedale da campo costruito da volontari, alpini e ultras dell’Atalanta. Ora più importante che mai
Ultima ma fondamentale, quali dischi ti hanno gasato di più quest'anno?
Attualmente sono in fissa assoluta per il nuovo disco dei Cut Worms, che per me sono una scoperta recentissima.
Al mio amico Trevisanone ricordano un po’ Buddy Holly, solo in chiave più moderna, e non posso dargli torto
Il disco si chiama “Nobody Lives Here Anymore”, è un doppio LP, e la prova tangibile che non importa se usi formule e stili già ampiamente esplorati. Quello che conta è ciò che trasmetti, e come scrivi.
Lo sto ascoltando in continuazione, non riesco a farne a meno.
Oltre a questo, mi son piaciuti molto i nuovi lavori di Space Raft (vero?), Screeching Weasel, Springsteen, Langhorne Slim, Nude Party e Sharon Jones.
Non abbiamo concerti, è vero. Ma quanto bello è ascoltare ascoltare nuovi dischi?!
Ciao Franz, come diciamo sempre ai nostri ospiti, come ti troviamo? E soprattutto come vanno le arti marziali?
Bene, grazie! Attualmente mi trovate in lockdown. Lavoro da casa, ed in questa fase cerco di uscire il meno possibile, anche se il peggio a Bergamo sembrerebbe passato. Ma abbiamo sofferto troppo, per non essere ancora più attenti e prudenti.
Mi mancano tanto i concerti, andare in tour. Non tanto per la musica in se, ma per rivedere e riabbracciare tutte le persone con cui ho stretto grandi rapporti di amicizia e collaborazione durante tutti questi anni. Mi manca tantissimo, salire da voi e restare tutta notte a locale chiuso a parlar di musica davanti a centinaia di birre.
So che suona melenso, ma è come se esistesse una “grande famiglia allargata” delle persone che lottano per tenere il Rock’n’Roll e l’etica D.I.Y. viva, e non poterle far visita mi fa soffrire, un po’.
Dall’altro lato, penso si debba vedere tutto questo come uno scalino, più che un ostacolo.
Mi impegno per tenere vivo e sempre attivo Edonè, leggo e studio molto, cerco di chiamare ogni giorno una persona che non sento da tempo, e pianifico nuove uscire col gruppo e con l’etichetta, mettendoci ancora più attenzione e passione. Ce ne sono molte, all’orizzonte!
Le arti marziali credo stiano sempre benissimo, grazie. Sono io che dovrei allenarmi molto di più…
In questa rubrica si parla innanzitutto di persone, se ti dicessimo Tim Armstrong, quale sarebbe il tuo primo pensiero?
Il primissimo pensiero va ad interminabili viaggi su uno scassato pulman SAB. Quello che ogni giorno mi portava avanti e indietro dal mio paesino fino liceo in città. E alla cassetta doppiata da un amico con tutto “…and out come the wolves”, perennemente nel walk-man, alle pile di scorta nella tasca frontale dello zaino, per non rischiare di rimanere senza la mia unica compagnia a quel tempo.
Come penso molti di quelli che leggeranno, non so se sarei riuscito a sopravvivere a quegli anni senza il Punk-Rock, ed i suoi cantautori più leggendari ed iconici, proprio come Tim.
Il Bob Dylan del Punk, si diceva.
Siete riusciti in qualcosa di semplicemente meraviglioso, Tim Timebomb, un 7" inedito per Wild Honey, come è stato possibile?
Come in una canzone dei Rancid, e‘ semplicemente una storia di passione ed amicizia, Non con Tim, come molti adesso pensano, ma con Simone Bonotti, che si occupa di tutto l’aspetto logistico e di distribuzione della mia etichetta, la Wild Honey Records.
Simone è noto come uno dei più grandi collezionisti di Rancid al mondo. E’ un’enciclopedia vivente, un vero fanatico, nel senso più buono del termine.
Questo gli ha permesso di stringere rapporti di amicizia e collaborazione con i vari musicisti, entourage e soprattutto management della band.
E’ stata tutta opera sua, e inizialmente me ne ha tenuto all’oscuro.
Penso che l’idea gli sia venuta perchè in quei giorni, all’inizio del lockdown, stavamo lanciando diversi progetti di aiuto all’ospedale di Bergamo sia come Wild Honey Records che come Punk Rock Raduno.
Ha pianificato tutto e l’ha proposto al manager, che ne ha parlato con Armstrong.
Solo quando il SI’ è arrivato me ne ha reso partecipe. Ovviamente puoi immaginare la mia incredulità.
Ricordo perfettamente il momento: era alla fine di una lunga sessione di consegna spese del martedì (come Edonè ci siamo impegnati a consegnar cibo a chi non poteva uscire di casa).
Ero esausto, e devo dire che la notizia è arrivata un po’ come una di quelle rivelazioni mistiche.
“il karma allora esiste!”
Devo dire che in un ambito più personale, senza sminuire l’importanza simbolica e di supporto del progetto, lo sento anche come un grosso regalo da parte sua, in un momento in cui stavamo soffrendo molto.
Il disco è andato alla grande, e ha permesso di raccogliere più di 10.000 per l’ospedale da campo costruito da volontari, alpini e ultras dell’Atalanta. Ora più importante che mai
Ultima ma fondamentale, quali dischi ti hanno gasato di più quest'anno?
Attualmente sono in fissa assoluta per il nuovo disco dei Cut Worms, che per me sono una scoperta recentissima.
Al mio amico Trevisanone ricordano un po’ Buddy Holly, solo in chiave più moderna, e non posso dargli torto
Il disco si chiama “Nobody Lives Here Anymore”, è un doppio LP, e la prova tangibile che non importa se usi formule e stili già ampiamente esplorati. Quello che conta è ciò che trasmetti, e come scrivi.
Lo sto ascoltando in continuazione, non riesco a farne a meno.
Oltre a questo, mi son piaciuti molto i nuovi lavori di Space Raft (vero?), Screeching Weasel, Springsteen, Langhorne Slim, Nude Party e Sharon Jones.
Non abbiamo concerti, è vero. Ma quanto bello è ascoltare ascoltare nuovi dischi?!